Grander

Grander

di Massimo Brogna

"Ci sono cose nella vita che non si possono comprare; per tutto il resto c’è Mastercard”. Questa vecchia pubblicità credo sia il modo più efficace per comprendere lo stato d’animo dei pescatori appassionati di Big Ga-me, molti dei quali venderebbero volentieri l’anima al diavolo pur di avere una chance e realizzare il sogno di un “grander” in canna, almeno una volta nella vita. In gergo alieutico, grander è il termine con cui vengono chiamati i pesci che superano le 1.000 lbs (450 kg). Tra questi, il tonno rosso è certamente quello che più di ogni altro incarna il sogno in canna di tutti gli ap- passionati di Big Game. Questa è la storia del mio primo grander, iniziata alla fine degli anni ottanta, quando presi il mio primo gigante in Sicilia. A distanza di 30 anni ricordo perfettamente ogni singolo movimento di quei giganti sotto il nostro piccolo Elan di 4,50 metri. E da allora che, senza saperlo, è partito tutto. Siamo nel 2015, su una rivista leggo la presentazione del libro “Obsessed”, scritto dal detentore del record del mondo Ken Fraser, sugli anni d’oro della pesca del tonno in Canada, tra l’isola Prince Edward e la Nova Scotia. Lo contatto e mi faccio inviare una co-pia. Diventerà la mia Bibbia. Il Golfo di San Lorenzo, tra agosto e ottobre, è il posto con la più incredibile concentrazione al mondo di tonni giganti, con un peso medio tra 300 e 350 kg. Qui, ogni anno, vengono pescati almeno una ventina di pesci oltre le 1.000 lbs. Alcuni mesi dopo, incontro un amico, con il mio stesso “problema”, è fatta!  A settembre siamo in Canada. 4 indimenticabili giornate di pesca a Prince Ed- ward Island, per poi raggiungere il mio amico Michel ad Antigonish, Nova Scotia. L’esperienza è esaltante e per mia fortuna si ripeterà per altri due an-ni. Aprile 2019. Ricevo un messaggio di Michel che anche quest’anno ha confermato il suo slot (qui i migliori skipper sono prenotati di anno in anno e se li lasci un anno solo rischi di non trovarli più). Appuntamento all’aeroporto di Halifax, il 20 settembre, da dove, in macchina, raggiungiamo Antigonish. La mattina dopo, alle 5 siamo a Cribbon Point a bordo di “On the Hook”, con i Capitani Josh Temple, Robert e Mark Boyd ed il mate Chad… si parte. Questo posto è magico e, a parte la bellezza selvaggia della baia, la pesca qui è estremamente eccitante. Spesso la mattina presto, quando arrivi sul posto ancora con il buio, lo scandaglio comincia subito a darti le marcature dei tonni che girano attorno alle reti piene di aringhe, in attesa che vengano salpate. Combattere un pesce di quelle dimensioni di notte, con mare formato, il vento e la pioggia è un’emozione unica. A questo si aggiunge l’adrenalina pura che ti assale ad ogni allamata. Sì, perché ogni volta che la canna parte, sai benissimo che ti dovrai confrontare con un gigante di almeno 300 chili, ma è inutile negarlo, sai anche che la vita ti sta dando un’altra possibilità di allama-re quello che stai cercando: il Grander. Passata la prima mezz’ora di combattimento cominci a fare la valutazione del peso e ogni nuova fuga o strappo, inevitabilmente, nella tua testa il peso comincia ad aumentare. Vederli poi ar- rivare sotto bordo e andare via dopo il combattimento, è qualcosa di cui è impossibile stancarsi. Penultimo giorno di pesca, abbiamo rilasciato 11 pesci nei quattro giorni precedenti (in Canada sono permessi solo tre rilasci al giorno), tra cui quattro splendidi esemplari stimati attorno alle 900 libbre.

Il Grander
Arriviamo di buon’ora a Henry Island a sud ovest di Cape Breton. Ci sono già un paio di barche in combattimento. Mettiamo subito le canne in acqua e, tenendoci all’esterno delle altre barche in pesca, iniziamo a pasturare. Dopo un paio di minuti arrivano le prime marcature. I pesci sono vicini al fondo a non più di 28 metri. Passano ancora un paio di minuti e Mark ci avvisa che le marcature si sono alzate un po’. Pochi secondi ancora e arriva il grido di Josh: run! run! run! Salto sulla sedia, sistemo la canna da 130 libre e sono a lavoro. Dopo circa dieci minuti ed un paio di fughe potentissime, il pesce comincia a procedere senza grandi strappi ma sen-to chiaramente la coda imbrigliata che sbatte sul terminale. Altri dieci minuti e il pesce è in superfice. Vedo la coda, è enorme ma non mi rendo conto delle dimensioni e appena Mark tocca il terminale il pesce comincia a sbattere violentemente la coda e riparte. Non è faci- le stimare i pesci in acqua fino a che non li vedi bene. Solo allora ti puoi rendere conto delle reali dimensioni. Non appena Mark tocca il terminale il gigante comincia a sbattere violentemen-te la coda e riparte come un selvaggio, riuscendo a liberare la coda dal terminale. Si ricomincia. Passano altri 15 minuti e rivediamo il Bimini. Mancano ancora dieci metri, frizione a 75 lbs, Mark riesce a prendere il wind-on una decina di volte, ma il pesce ogni volta riguadagna i metri perduti. Ripreso il Wind-on, finalmente Mark riesce a far salire il pesce. Io lo aiuto conti- nuan-do a pompare per non fargli perdere filo. Sembra tutto tranquillo. La girella a cui è attaccato il terminale è vicina ma il pesce comincia ad agitarsi. Vedo Mark andare appresso al pesce che lo sbatte a destra e a sinistra della murata di poppa cinque o sei volte. Mark non molla la presa, recupera un altro paio di metri, il pesce fa un altro giro e risalendo arriva a pelo d’acqua. Gira ancora e viene verso poppa. Finalmente lo vedo bene. E’ lui! E’ enorme, magnifico. Mark riesce a portarlo sulla murata di dritta e Josh cerca di bloccarlo. Sono sulla sedia, abbasso la frizione per sganciarmi l’harness e an- dare a vederlo, ma è un attimo. Josh continuare a dare indicazioni, ha quasi fatto, ma Mark viene brutalmente strattonato dal pesce e subito dopo li vedo tutti immobili appoggiati alla murata che lo guardano andare via. L’amo ha ceduto. Succede, fa parte del Grande Gioco. Fortunatamente l’ho visto, so che era Lui.  Josh continua ad urlare... grander, “that was a big f... grander”. Mark, normalmente tranquillo, si gira e con gli occhi spiritati mi fissa e mi dice “He was a grander, he kicked my a...”. Riprende fiato e felice, mi confessa che è il primo che prendono quest’anno. Ci abbracciamo e tutti mi fanno i complimenti: è il pesce che vale la stagione e per me è finalmente il sogno che si realizza. Ritorniamo sul posto per continuare a pe- scare. Non ho parole, mi siedo sulla poltrona di guida svuotato per la grande emozione e ricomincio a pensare al percorso che mi ha portato fino a qui. L’occhio va sul log book del Capitano, un foglietto bianco con su scritta la data, il numero di permesso, ora di allamata e ora di rilascio. Sotto il Capitano ha scritto grander!!! Sarà quella la mia foto ricordo, tanto sarebbe veramente impossibile riuscire a trasmettere le emozioni con una foto, anche perché ogni cattura della vita è sempre il coronamento di una lunga storia, intima e troppo complicata da raccontare, ma che ti ripaga di tutto.