Gira per salvare il Riccio

Gira per salvare il Riccio

Il riccio di mare Paracentrotus lividus, localmente noto come “riccio femmina”, è un’importante risorsa della fascia costiera sarda. Da diversi anni questo pregiato echinoderma mostra evidenti segni di sovra sfruttamento (riduzione delle abbondanze e le dimensioni degli esemplari) e la necessità di una gestione oculata per una maggiore sostenibilità della pesca. Il riccio si rinviene nelle praterie di Posidonia e nei fondi rocciosi associati alle alghe, anche a bassissime profondità, facilmente accessibili dal prelievo manuale in immersione. Sotto il profilo ecologico, i ricci, con l’azione di brucatura, entrano in gioco negli equilibri delle comunità di alghe, inoltre, nel ruolo di preda, rientrano nella dieta di specie come i saraghi e diversi Labridi. La crescita risulta piuttosto lenta (il ciclo vitale dura 10-12 anni), per raggiungere la taglia commerciale (mm 50) impiega 4-5 anni. Per questi motivi si comprende come tale risorsa risulti particolarmente sensibile alla sovrappesca. La mancata sostituzione degli esemplari pescati con le nuove reclute, porta i pescatori a prelevare anche gli esemplari sotto taglia provocando un rapido declino della risorsa. L’Agenzia regionale Conservatoria delle coste, ha attivato, nell’ambito del programma Camp Italia, il progetto Gira (Gestione Integrata delle Risorse Alieutiche), con la direzione scientifica del Com.Bio.Ma, il Centro di competenza sulla biodiversità marina, sorto dalle sinergie delle università di Cagliari e Sassari. Il progetto è articolato in tre azioni che verranno sviluppate nell’arco di tre anni: il ripopolamento sperimentale dell’astice, Homarus gammarus, nell’area di Castelsardo; la gestione sperimentale del polpo comune, Octopus vulgaris, nell’area di Su Pallosu; ed infine la gestione sperimentale del riccio di mare, Paracentrotus lividus, presso Capo Pecora (Comune di Arbus). Il progetto sul riccio di mare, ha lo scopo di sviluppare un modello di gestione basato sulla valutazione della biomassa pescabile e il calcolo delle quote individuali di pesca. I biologi del Combioma condurranno i test scientifici in stretta collaborazione con gli operatori della pesca locali. Il decreto n. 669/Dec.A/18, dell’Assessorato regionale all’agricoltura, istituisce dal 1° Aprile 2011 le zone di sperimentazione di queste attività. In dettaglio presso l’area di Capo Pecora, è vietata “la raccolta del riccio di mare da parte dei pescatori marittimi, dei pescatori subacquei professionisti, dei pescatori sportivi e ricreativi - ad eccezione degli operatori coinvolti nel progetto pilota e appositamente autorizzati dall’amministrazione regionale”. È auspicabile che da tali indagini, con la collaborazione e sensibilizzazione di tutti, si trovino nuove linee gestionali per la tutela, conservazione e prelievo sostenibile di queste specie, che rivestono un ruolo di grande interesse nella pesca artigianale della Sardegna.
Piero Addis