Frecce Verdi

Frecce Verdi

Vanno, vengono, ogni tanto si fermano! No, non mi riferisco alle nuvole descrit- te in modo così romantico nella splendida “Le Nuvole” di Fabrizio De André. La citazione riguarda gli splendidi pelagici che ogni anno allietano le giornate di pesca soprattutto nel periodo estivo e autunnale, regalando a noi spinner combattimenti e foto dai colori mozzafiato: le lampughe. Pelagico appartenente alla famiglia Bramidae, la lampuga (Coryphaena hippu- rus) è considerata una delle prede più divertenti da catturare per chi pratica la pesca a spinning. Pesce migratorio, particolarmente diffuso nelle acque tropicali degli oceani (Pacifico, Atlantico e Indiano), è presente anche nel Mar Mediterraneo nel periodo tra l’e-state e l’autunno, il momento della deposizione delle uova. La Sardegna, grazie alle scogliere dalla batimetrica importante e dalle acque cristalline, consente la presenza delle lampughe in modo più o meno costante. È un pesce voracissimo, si muove spesso in branchi formati da numerosi esemplari, cibandosi prevalentemente dei pesci che abitano lo strato superiore dell’acqua (aguglie e pesci azzurri di piccola taglia), prediligendo per stanziare, come l’asinello che ha poca voglia di lavorare, spot dove vi è ombra, come boe o piattaforme galleggianti in alto mare. La presenza di questo predatore, ca va sans dire, è estesa anche al sotto costa che diventa lo scenario di uno splendido spettacolo naturale, a cui gli spinner isolani sono soliti partecipare.

Prepariamoci al meglio
In questo periodo primaverile è poco probabile l’incontro con una lampuga, soprattutto dalla riva. Ma è questo il momento per prepararci alla prossima stagione, dando uno sguardo a cosa è successo l’anno scorso. A causa di un’estate caldissima, rispetto agli anni precedenti, nel 2018 le lampughe han-no tardato di qualche settimana ad abbrancarsi sotto costa, ma quando sono arrivate, gli esemplari erano numerosi e voraci, e non sono mancate le catture di taglia un poco fuori dallo standard. Personalmente, le prime catture le ho effettuate nel Sud Sardegna. Nella seconda metà di settembre, ho battuto il sotto costa, trovandomi di fronte a catture multiple e a pesci particolarmente attivi nelle prime ore del giorno, specialmente quando i picchi di marea o piccole scadute coincidevano con l’al-ba o con il tramonto. Sempre dando uno sguardo al diario dell’anno passato, per tutto il mese di ottobre, la zona battuta è stata il Sud Ovest Sardegna, dove la presenza della lampuga è stata costante a prescindere dalla perturbazioni che hanno interessato l’isola e che sfortunatamente hanno arrecato danni ai malcapitati paesi interessati.

L’autore solleva una lampuga di buona taglia pescata utilizzando un jig dalla colorazione naturale.

L’attrezzatura
La lampuga è un pesce molto divertente, ma a volte non si fanno i conti di quanto questo predatore possa essere lunatico. Di norma, ma non è la regola, quando attacca le esche per la prima volta durante la giornata, la frenesia alimentare dalla quale è spinta, ci permette uno strike senza particolari difficoltà. Ma capita spesso che gli inse- guimenti successivi mostrino meno interesse, seguendo, svogliate, gli artificiali e a volte scomparendo per il resto della giornata. Personalmente, considero le esche top water adattissime per questo tipo di pesca. Popper, wtd e skipping lures (dette saponette) in generale, scatenano spesso attacchi “in superficie”, dove vediamo esattamente ciò che accade. Quando l’adrenalina lascia spazio alla ragione, siamo ricompensati da belle catture ma altrettante volte tristissime slamate, a causa delle evoluzioni aeree tipiche della lampuga. A proposito di questo, personalmente tengo la frizione leggermente aperta, per permettere al pesce di sfogare tutta la sua furia ed evitare che salti al fine di slamarsi. Soprattutto, se il nostro interesse è scattare una foto prima del rilascio, è necessario far stancare il pesce, diversamente assisteremo alla distruzione della lampuga sulle rocce, rischiando addirittura che il bogagrip arrechi più danno, strappando via parte della bocca. Ragione per cui, anche se le catture multiple fanno gola, se l’obiettivo è una bella foto con successivo rilascio, prendiamoci il tempo che serve per fare tutto in sicurezza e senza fretta, considerando che una volta fuori dall’acqua, la lampuga perde velocemente i suoi splendidi colori. In caso di pesci presenti ma svogliati, si smette di pescare? La risposta è assolutamente no! Certo, se proprio non deve attaccare, non ci possiamo fare niente. Ma alcune volte, la chiave di volta per la cattura si trova proprio nel cambiare tipologia di esca o di recupero. Quando i pesci si dimostrano snob, utilizzo piccoli jig recuperati poco sotto la superficie dell’acqua. Ad esempio, il Leppa Jig della Seaspin mi ha regalato una bellissima lampuga in una giornata di poche emozioni, prestandosi particolarmente bene a un recupero orizzontale. Jig da pochissimi grammi o wtd nati per la spigola, sono “cioccolatini” a cui le lampughe, seppur sazie, a volte non sanno rifiutare, attaccando a ripetizione per poi stufarsi molto velocemente. In alternativa, i jerk minnow hanno svoltato situazioni barbine, diventando l’esca che ci ha salvato dal cappotto. Quindi, come avrete intuito, molte esche sono ideali per la pesca alla lampuga, ma bisogna essere perspicaci nel leggere le condizioni e le situazioni adatte. Come canne, utiliz- amo fusti leggeri ma non troppo; io ad esempio utilizzo una CTS da 3/4 d’oncia. A queste affianchiamo mulinelli di taglia media, imbobinati con trecciati da 15 o 20 libbre che completano il nostro gear alla ricerca della lampuga. Le lampughe sono a loro volta prede di grossi pelagici. Teniamolo in considerazione perché potrebbe capitare di agganciare pesci ben più grossi rispetto a quelli che si stanno insidiando. Mi raccomando, nel caso decidessimo di assaggiarne le carni, se mangiata cruda, la lampuga necessita di essere abbattuta termicamente. Soprattutto, viste le numerose catture che questo pesce ci regala, un prelievo etico è necessario e credo dovuto.