Fishing Vintage

Fishing Vintage

Parlare di pesca è un po’ come discutere di calcio al bar. Dietro ogni bicchiere d’Ichnusa troverete sempre allenatori di fama internazionale, direttori sportivi da palmares planetari o calciatori di talento incompresi e permalosi. Una delle ultime volte che son entrato in un negozio specializzato ho trovato lo stesso ambiente: voci autorevoli del marketing scambiavano animatamente opinioni ed elargivano consigli ad un drappello di clienti che incalzava con domande sempre più pretenziose. Imbucatomi nel dibattito, ho provato a dire la mia con due brevi frasi. Un istante dopo... un imbarazzante silenzio. Le voci si son bloccate come se avessi pronunciato una parola magica. Poi, in coro mi hanno chiesto: “Ma traini davvero con il Senator sei zero?” Sorpreso ho risposto e poi domandato: “Sì!? È così grave? Potete immaginare i commenti del gotha delle vendite. Il più fastidioso è stato: “Con quel mulinello perdi un sacco di pesci!” L’ho presa sul ridere. Solo dopo avermi permesso di esprimere un concetto, un paragone, alla fine hanno sorriso anche loro. Eccolo in sintesi: immaginate che due motociclisti entrino in un negozio dedicato ai centauri. Uno ha una Harley anni 80’, l’altro una Bmw R80 datata. I due sanno sicuramente che le giapponesi son più performanti e precise, hanno freni più potenti e son più silenziose. Sanno però che i chilometri percorsi nel mondo da quelle due marche insieme son più di quelli percorsi dalle nipponiche. Sanno che il loro abbigliamento, dal casco agli stivali, è quanto di meglio e sicuro si possa trovare sul mercato e che non cambierebbero mai la brusca risposta ad un’accelerata o il rumore del loro bolide con nessun’altro. Sono convinti che le miglia d’asfalto fatte sulla loro sella abbiano un fascino particolare. Ecco il Penn Senator 6/0. Se fosse una moto sarebbe un misto tra una Bmw e un’Harley. Se fosse una barca sarebbe un Bertram 31. La pesca del resto è epica. Poi è tecnica, esperienza, conoscenza. Tralasciamo le gesta eroiche e torniamo alla traina. In particolare a quella costiera con il vivo che pratico abbastanza assiduamente. Una tecnica alla portata di tutti i possessori di un natante anche modesto. Non sono un professore in materia, non ho velleità di insegnamento. Vorrei soltanto far  riflettere chi già pesca con questa tecnica o chi si vuole semplicemente avvicinare. Un errore spesso comune è valutare separatamente tutti i componenti utilizzati. Nella traina costiera tutto, dall’amo alla barca devono esser equilibrati e dare il loro contributo come fossero un’unica cosa. Partiamo proprio da quest’ultimo. Le barche ideali sono i fisherman center consolle. Sicure, spaziose e veloci. Le misure tra i 21 e i 26 piedi. Per le motorizzazioni son da preferire i due motori a quello singolo. Oltre alla sicurezza, la coppia di motori permette di trainare utilizzandone solo uno. Non esiste una velocità ideale di traina ma in assenza di corrente quella di poco superiore al nodo è perfetta. Gommoni o barche sui 5 metri, fruibili anche dai non patentati, son ottimi compromessi. Attualmente traino con un gommone ma in passato ho avuto un Boston. Dopo queste due esperienze posso dire che il mio mezzo ideale è il mio Sacs per comfort e consumi ma una volta raggiunti gli spot di pesca vorrei aver il Boston, sia per lo spazio vivibile che per la robustezza. Motori ausiliari di pochi cavalli posson evitare, per chi ha ancora motori di vecchia concezione, lunghi e fumosi minimi. Gli strumenti elettronici fondamentali sono due: l’ecoscandaglio ed il Gps cartografico. Questi ci eviteranno di essere ciechi a tutti gli effetti. L’eco ci potrà far vedere, specialmente nella buona stagione, i branchi di alose e sugarelli, ottimi pesci foraggio catturabili con i sabiki montati su leggere canne. Il vivo è il vero punto focale di tutta la pesca, è l’elemento determinante più di qualsiasi altro fattore. Certe zone anche se ricche di predatori hanno penuria di esche, altre magari hanno il problema opposto. Al top il calamaro, letale per dentici e ricciole e grossi paraghi. Un calamaro vivo che non porta ad uno strike è sinonimo di mancanza di predatori in quell’area. Di seguito le seppie, le aguglie oltre ai già citati sugarelli e alose. L’aiuto del Gps invece ci potrà condurre facilmente al waypoint scelto o aiutare a ripercorrere un tragitto fortunato fino al preciso punto del precedente strike. Altro componente è la vasca, fondamentale per tener vive le esche, dotata di riciclo dell’acqua o almeno di un sufficiente ossigenatore. In commercio esistono decine di soluzioni: dalle costose consolle con vasca del vivo a quelle da autocostruire fino a semplici e grossi contenitori o igloo. Le vasche a riciclo sono indispensabili nei mesi caldi, quando l’acqua si scalda in poco tempo uccidendo le esche. Un consiglio un po’ costoso del quale ho fatto tesoro: nonostante la metà delle uscite a traina le faccia in solitario, porto sempre con me due identiche canne per la pesca delle esche e due per la traina. Ai due mulinelli Penn 6/0 ho accoppiato due canne Technofish Stand Up 12/20 lbs. Sono un po’ datate ma economicamente accessibili, hanno una spiccata azione di punta ed una buona riserva di potenza quando sono sollecitate in pieno. Trasmettono anche le più lievi tocche di una tanuta e sono in grado di gestire le fughe e testate di una grossa ricciola. Faccio arrivare le esche al fondo utilizzando solo piombi guardiani che mai superano i 500 grammi anche se capita di trainare a fondo a -60 o più. In bobina uso un multifibra Power Pro da 35 lbs, mi aiuta ad aver poco attrito con l’acqua. Trainando in prossimità del fondo, un grosso scoglio improvviso o la partenza aggressiva di un predatore alle volte può causare, purtroppo, un incaglio. In quei casi si finisce per dar volta ad una bitta e spezzare. Un combattimento con una ricciola o un dentice di taglia, anche se si porta la preda a pagliolo, può causare traumi al filo o al finale. In entrambi i casi avere un’altra canna già pronta eviterà fastidiose perdite di tempo. Gli ultimi venti metri, che i puristi della traina pretendono in fluorcarbon (più invisibile e resistente alle abrasioni) posson esser sostituiti da un buon nylon, più economico, morbido e utilizzabile nel tempo. Non penso che, come per tutti gli altri componenti dell’attrezzatura da traina, esista il filo migliore in senso assoluto. Mi è capitato ad esempio di pescare ricciole a mezz’acqua in un basso fondale cristallino con nylon del 0,80 e aver problemi a farle allamare con acqua torbida, fili più sottili e invisibili. Che sia fluorcarbon (ottimo il Seaguar) o nylon (ad esempio l’Asso doppia forza) ci andrà legata una girella. Quelle piccole a barilotto della Tecnofish che nella confezione recano la scritta 150 kg di sicuro non saranno il punto di debolezza di tutto l’apparato pescante. Passiamo al finale. Questo componente è il più sollecitato di tutta l’attrezzatura pescante. I circa due metri finali devono assorbire da soli uno strappo che nella penultima parte è assorbito da venti metri di filo o addirittura, pescando in 35 metri d’acqua, da circa 70 metri di multifibra. Come diametro del finale utilizzo lo 0,70 o un più sicuro 0,60 doppiato. Il dilemma arriva quando si parla di nodi e ami. Per non complicarvi la vita tenete conto che i facilissimi nodi Uni resistono fino all’80% (non il 20%...) del carico di rottura. Un Palomar, ottimo nelle doppiature, anche l’85%. Come ami uso spesso Tecnofish inox dritti o gli Owner ssw.  Si usa dire che i nodi migliori siano quelli che si sanno fare meglio. Quest’affermazione la estenderei a tutta l’attrezzatura che, anche se non al top della gamma, può esser sfruttata in tutto il suo potenziale solo conoscendola a fondo, Senator compreso. Il mulinello della Penn che solo a pensarlo mi fa immaginare il suono del suo cicalino. Una musica che per anni è stata in cima alle hit parade dei Carabi, Kenya, Nuova Zelanda o Mediterraneo. Una melodia per generazioni di trainasti vintage ancora oggi sparsi nel mondo.

Enrico Spanu

Penn Senator 6/0 114H
Ingranaggi lavorati con precisione, i principali in bronzo al manganese, altri in acciaio inossidabile ad alta resistenza; cuscinetti a sfera in acciaio inossidabile; placche laterali in acciaio inossidabile rinforzato con cromo; frizione a stella multi-disco; bobina in alluminio anodizzato nero; manopola con presa comoda e sicura; rapporto di recupero 2,8:1; frizione massima: 21 lbs; capacità prima bobina: ø mm 0,70/m 435; peso: g 1247.