Fabiana Soi alias Lady Fishing

Fabiana Soi alias Lady Fishing

Era quasi buio e una gara di eging stava per iniziare. A Giorgino, alla chiesetta. All’improvviso, in fondo alla strada, in un angolo appena illuminato dal ”caddozzone”, da sola, sbuca da un cespuglio Fabiana, alla fine di una delle innumerevoli sessioni di pesca in solitaria. Abbiamo chiacchierato due minuti, con la promessa di risentirci, ed eccoci qui. Fabiana Soi, Monserrato, assetata di pesca da sempre grazie alla famiglia, ai genitori e ai nonni che l’hanno trasportata e accompagnata poi, negli angoli più pescosi di Calasetta e Sant’Antioco, in particolare di fronte allo scoglio Mangiabarche. Ma anche nella costa orientale o in Costa verde, sempre dagli scogli, a prendere “pescetti”, dice lei. Ti vuoi raccontare? A 10 anni, in quel periodo frequentavamo assiduamente il porto canale, alle dune, pescavamo col galleggiante, spesso accanto a zio Salvatore di Sestu. Fu proprio lui in una giornata buona, a catturare un’orata di 2 chili. Rimasi fulminata. Quel momento ha segnato un inizio e marcato un obiettivo, nonostante per qualche tempo rimasi lontana dalle rive. Nel 2009, lavoravo in part-time alla Open, appena single e sensibile al richiamo del porto canale, ripresi a coltivare la mia passione. Essendo feminuccia ero coccolata e ognuno cercava di insegnarmi qualcosa. Un giorno un signore mi regala un finale e con quello ho fatto subito una cattura: una spigola di 300 grammi. Era il periodo della pastura e della rivoluzione del mio modo di pescare e di tutta l’attrezzatura. Girovagavo nel porto canale e nonostante la mia formazione già di un certo livello “tutti gli zii” coninuavano a suggerirmi qualcosa. Ultimamente mi sento preparata perché ho fatto una sintesi di tutti gli insegnamenti e le esperienze. La mia è una pesca particolare perché pesco sempre a galleggiante, penna di pavone, piombini e amo molto piccolo (18-20) e bigattino. Solo con canne all’inglese entro i m 4,50, in 3 pezzi perché l’azione consente una ferrata più diretta. In particolare però non uso lo stopper e calibro piombatura e diametro del finale in base alle condizioni di pesca. I miei posti preferiti sono le scogliere e i porti, in particolare Giorgino, perche è facilmente raggiugibile, con punti adatti sia per la pesca all’inglese che per la pesca con bolognese. Qui si possono catturare spigole più frequentemente, orate, muggini e bei saraghi. Questi ultimi sono più attivi nelle serate estive. Le esche sono un argomento complesso. Ad esempio, il classico gambero o coreano, innescati vivi, spesso non danno il risultato sperato e il bigattino rafforza la sua posizione leader. In zona i pesci sono apatici, in crisi per la diminuzione di molluschi e crostacei ad opera dei subacquei, ma allo stesso tempo distratti dalla nostra multiforme pastura. Ricordi una preda in particolare? La prima preda importante, una spigola di 1,8 chili presa con un coreano “dimenticato da dio”, secco. Ero in darsena, alla finanza, vento da sud, forte, a fine marzo, alle 18,00 circa. Pescavo all’inglese, con una telescopica. Cercavo surelli con un amo e lenza grossa. Ero al telefono e, probabilmente attirata dal rumore del piombo, abbocca questa spigola, che mi trova anche impreparata. Chiuso il telefono, naturalmente l’ho guadinata. Un aneddoto? Si, una curiosità. Sempre al porto canale ho un conto in sospeso con una grossa orata  che si aggira in uno spot preciso. L’ho allamata diverse volte ma alla fine ha semre rotto. Oltre l’inglese? D’inverno eging, calamari seppie e polpi. Sempre a Giorgino, in competizione coi maschietti. Ho iniziato in sordina, poi con esche sempre più valide tipo Jatsui e Yamashita, le cui sete sono più appariscenti, hanno una marcia in più. Inoltre ho la fortuna di un supporto qualificato, Mirko Bachis, il “dottore” di Monserrato. Da un po’ ci confrontiamo e mi dà una grossa mano a sviluppare le mie idee. Da questa sinergia è nata la mia canna da eging (Lady Fishing) e, a giudicare dai risultati, deve essere proprio un bel prodotto.