Editoriale 6/25

I “loschi figuri vestiti di nero”, così definiti dalla buonanima di un giovane Fulco Pratesi, acceso detrattore della caccia subacquea, non sono più tali. Infatti, lo scuro degli indumenti che li ricopre, oggi lascia spazio a variopinte e allegre fantasie. Chissà se la vista più rassicurante dell’attuale pescatore in apnea, avrebbe a suo tempo suscitato nel fondatore del WWF Italia, la stessa reazione. L’interrogativo, viene spontaneo, perché oggi, pare che si stia riscoprendo il fascino dell’andare sott’acqua con un fucile, e a me piacerebbe anche capire perché! La dipartita di un personaggio che ha condizionato la vita sociale e politica del Paese? Postumi del Covid? L’evidente crescita di sensibilità del pescatore per l’ambiente? Il clima che tende al caldo? La pubblicità? I social? La Fipsas? La fantastica rubrica di Mondo Pesca? Boh? Tra le tante risposte possibili e secondo me tra le più credibili c’è la riscoperta dell’ingresso in acqua “a pinne”. Una pratica che elimina il grosso handicap del possesso di un mezzo, di un gommone, e di questi tempi risparmiare decine di migliaia di euro, per i più non è una scelta ma una necessità. Al netto delle possibili considerazioni, tale tendenza, almeno in Sardegna, ha portato a un riavvicinamento all’agonismo. Un fenomeno che è evidente alla base, per il gran numero di partecipanti, e il calendario sempre più ricco di appuntamenti a tema ecologico e naturalmente agonistico. Il tutto si traduce in una massiccia presenza di atleti sardi che superano l’iniziale fase selettiva in loco e si presentano a livello nazionale come la regione che esprime fra tutti il maggior numero di atleti. Non si sa perché, ma è comunque una grande soddisfazione.