E Bravo Bruno!

E Bravo Bruno!

Suonano alla porta, deve essere lui. Riconosco la macchina e subito dopo vedo una coppa che mi viene incontro, enorme: dietro c’è Bruno, un po’ imbarazzato da quel trofeo così evidente. Tenendolo in due riusciamo a scambiarci una stretta di mano.
Complimenti, Bruno: a distanza di nove anni un altro titolo italiano, questa volta in Sicilia…
Ci voleva!
Un “Ci voleva” che la dice così lunga su quanto fosse atteso da non aver bisogno di commenti. Gli chiedo di parlarmi del “Biscione”, teatro delle due giornate di gara. Un pezzo d’Africa messo lì, in Sicilia. Enorme, parte da terra, con una profondità progressiva, fino a quattro, cinque miglia fuori, dove trovi un cratere che sprofonda fino a quaranta metri. Le correnti, a volte impetuose, la fanno da padrone, ma portano tanto pesce. A fine Settembre, per fortuna, permettono di pescare; puoi sempre salvarti col gommone, facendoti portare a monte. Il fondale è caratterizzato da tante alghe ma anche da tanta roccia, di tutti i tipi, dalle formazioni di grotto ai massi isolati, alle lastre, soprattutto nel campo gara della seconda giornata, veramente bello. Con queste caratteristiche di fondale il pesce è molto mobile, occorre avere un sacco di posti. Figurati che il primo giorno ho fatto la partenza su una tana dove avevo marcato quattro saraghi: sono riuscito a prenderne uno, poi, per un’ora non ho preso un pesce. Stavo cominciando a preoccuparmi, poi però ho portato al peso nove pezzi validi, piazzandomi primo di giornata.
Hai rischiato di vincere l’assoluto con un giorno di anticipo…(continua sul giornale).