Di Nuovo in Mare

Di Nuovo in Mare

Il polo nautico di Olbia, a Cala Saccaia, uno dei più importanti del Mediterraneo, da qualche mese è in piena attività, come un risveglio da un letargo iniziato a fine 2020. È così dappertutto a queste latitudini. La bella stagione avanza e chi, anche per poche settimane, vive il mare su una barca, si preoccupa perché da qui a pochissimo, tutto sia in regola, pienamente efficien-te. Ma il lavoro non si svolge solo ne-gli avveniristici cantieri dove manodopera specializzata opera con precisione e competenza. Anche le banchine dei porti e i moli galleggianti dei più piccoli approdi turistici sono un via vai di attrezzi e piccoli armatori che negli anni si sono inventati meccanici, verniciatori, tuttofare. E tutta questa umanità ha lo stesso obiettivo: preparare la barca per una nuova stagione, per rimetterla “di nuovo in mare”. Insomma si ripresenta l’occasione per lucidare quell’acciaio che disturba la vista per quel punto di ruggine, oppure sostituire una galloccia, il compasso telescopico che non regge più il peso del portellone e tanti altri lavoretti che in una barca non mancano mai. Dando per scontato che il mezzo sia strutturalmente sicuro, quindi senza criticità importanti, ma soggetto eventualmente a piccoli ritocchi, l’attenzione si sposta immediatamente al motore. Che sia entro o fuoribordo, il motore, a meno di essere dei provetti meccanici che però cozzano con garanzie e assicurazioni, va seguito da un professionista e una verifica annuale è caldamente consigliata. Quindi, come suggerisce il nostro comandante, il nostro compito sarebbe quello di controllare ad esempio le utenze. E per non smentirci iniziamo dalla vasca del vivo. Controlliamo l’integrità e la tenuta ermetica della vasca, l’eventuale illuminazione, il regolare afflusso e deflusso d’acqua. Valutiamo anche la possibilità di inserire, dove mancasse, un temporizzatore per regolare il getto d’acqua. Si è notato, ci confida Onofaro, che le esche, calamari in primis, ben reagiscono se il ricambio d’acqua avviene a intermittenza. L’esca pare si tranquillizzi, sarebbe meno stressata e consumerebbe meno energie, diventando, per la gioia del pescatore, molto più longeva. Basta intercettare i cavi della pompa, prosegue l’Igfa representative, e inserire il temporizzatore tarato ad esempio, per un flusso di due minuti e altrettanti di pausa. Sempre sullo stesso argomento, verifichiamo l’efficienza della pompa di acqua salata per il pozzetto. Poco male farne a meno se si pesca in altura con esche artificiali ma se si devono maneggiare sardine ed esche naturali come nel drifting o nel bolentino di profondità, non se ne può fare a meno. Controlliamo lo stato delle batterie. Anche loro hanno bisogno di una ricarica periodica. È necessario anche un check dell’impianto luci e delle strumentazioni di bordo. In particolare verificare se i software in uso hanno subito aggiornamenti e nel caso scaricateli. Ancora un occhio di riguardo al motorino di sicurezza. Ce l’abbiamo sempre appresso e non lo usiamo mai o quasi. Meglio fare un tagliando anche perché l’olio si emulsiona col sale pregiudicando il funzionamento e la durata del piccolo fuoribordo. Verifichiamo lo stato degli zinchi e dell’antivegetativa. A tal proposito raccomanda Sandro, mai passare l’antivegetativa su eliche e linea d’assi. Verifichiamo, infine, i documenti di bordo e le scadenze di assicurazioni, licenze di pesca e permessi in generale.

Altura
Limitatamente alle imbarcazioni armate per la pesca in altura, occorre controllare i divergenti, che i fili siano in buono stato, se in nylon, e di almeno tre millimetri di diametro, meglio se colorati. Infatti il colore è un ulteriore elemento che facilita con immediatezza, l’individuazione di una canna in particolare.  Chi manovra, può indicare con maggior facilità e precisione a chi sta in pozzetto, eventuali inconvenien-ti, come ad esempio una pinza sganciata. Le pinze a sgancio rapido e le carrucole che bloccano il filo sono oggetti che andrebbero sciacquati con acqua dolce ad ogni occasione. Non andrebbero esposti al sole e lubrificati regolarmente. Dopo un periodo più o meno prolungato di fermo, la manutenzione è obbligatoria, sarà anche più facile una volta in pesca tararle per l’oc- casione. Le pinze che usa Onofaro sono le americane (Florida) Rupp marine Nok-Outs. Sono dotate di roller per lo scorrimeno del filo, quindi non intaccano il nylon neanche con l’uso di esche pesanti e aeroplanini. Il nylon del mulinello, in genere dura abbastanza poco. Scolorisce e se ha lavorato tutta la stagione non garantisce più la tenuta, meglio sostituirlo completamente e approfittare della disponibilità per scrostare la bobina dai depositi di sale e lubrificare con olio di vaselina. Col multifibra le cose vanno un po’ meglio. Questo filo è meno soggetto a usura rispetto al nylon, ma è sempre meglio invertire i capi, così da utilizzare la parte che sta sotto il multifibra ormai scolorito e usurato. Attenzione in questa operazione perché è indispensabile un fondo di nylon, almeno 5 metri. Ciò evita che l’avvolgimento di multifibra, in caso di stress, ruoti tutto insieme, solidalmente, inficiando la taratura della frizione e quindi mettendo a serio rischio il recupero della preda. In ogni caso occorre bagnare il multifibra e sistemarlo con precisione in modo che l’avvolgimento risulti il più ordinato possibile con le spire disposte una affianco all’altra e non incrociate, diversamente con carichi importanti, si corre il rischio che il filo si tagli. Dopo una stagione d’inattività, tutte le frizioni hanno perso la taratura, quindi provvedere. Poi c’è il CRC 6-66 marine o altro lubrificante alla vaselina da spargere su carrucole, ghiere, ovunque si noti depositi di sale. Infine le cassette porta attrezzi. Meglio svuotarle, ripulirle e risistemare gli attrezzi dopo la manutenzione. È una buona occasione per verificare la consistenza di ami, esche, manicotti, girelle ecc. e nel caso passare da Boat and fishing per una necessaria integrazione stagionale.