Credibilità

Credibilità

Con tutta la buona volontà, non trovo plausibili ragioni per giustificare la totale indifferenza delle istituzioni nei confronti della pesca cosiddetta non professionale. Purtroppo questo atteggiamento, ereditato e trasmesso di genia in genia, confermato in sede europea dal nostro ministro Catania al tavolo in cui si discute la riforma della Politica Comune della Pesca, testimonia la totale supinazione dei nostri amministratori al cospetto di una categoria di lavoratori, forti lavoratori. Tanto, è evidente, genera molteplici incongruenze, la più eclatante delle quali, ormai cronica e di cui bisognerebbe chiedere giustificazione, sta nel fatto che da una parte il legislatore appare assolutamente indifferente alle nostre richieste, come se fossimo totalmente afoni e invisibili, ma dall’altra va giù con la mano pesante, tanto da rendere impossibile, in termini di sanzioni, qualunque giustificata comparazione tra categorie. Evidentemente c’è chi trae vantaggio da un inutile e dannoso conflitto tra pescatori, ma ciò, di sicuro, non giova alla collettività. Sarebbe infatti ben più proficuo e razionale, attivare, senza ipocrisie, un percorso di riflessione per un obiettivo comune, ad esempio concentrare gli sforzi per contrastare fino a sconfiggere uno dei grandi mali del Mediterraneo, equivoco su cui gioca il contrasto tra pesca professionale e non: la pesca illegale. E purtroppo, questa incombenza, è un mestiere di cui, in assenza di un’istituzione sensibile e quale categoria più debole, dobbiamo farci carico. Abbiamo la necessità di uscire allo scoperto, di confrontarci pubblicamente, di provocare la reazione delle sponde ufficiali. Ma per far questo abbiamo bisogno di un leader. Dobbiamo fare un passo avanti e qualcuno indietro, superare gli interessi di quartiere, stabilire un programma e le azioni più opportune per guadagnare quella credibilità che ancor oggi ci fa difetto.