Crankbait

Crankbait

Ulometri e chilometri di acqua battuti. Chilometri di fondali e strutture “arati” e grattugiati da “lip” più o meno lunghi. Reazioni violente e attacchi da paura. Tanti big bass. Smettetela di sgranare gli occhi, non è la pubblicità dell’artificiale filosofale, è semplicemente la natura della pesca a crank! Questa categoria di artificiali è forse una delle più strettamente connesse al mondo del bass fishing. Variazioni ed adattamenti si sono nel tempo sviluppati anche per altri predatori, ma i crank sono dei segugi da bass… da big bass! Ma passiamo subito ai fatti; cosa sono i crank? Come si usano? E le solite domande alle quali cerco di rispondere per i neofiti ma anche per rinfrescare la memoria a chi certe esche le usa magari da anni ma delle quali si era perso qualche particolare… dove? come? e quando?

Shallow, medium, deep e lipless
Qual è la caratteristica che differenzia i crank dalle altre esche, quale la peculiarità che ci consente di classificare un “pesciolino” come crankbait? Beh senza alcun dubbio il nuoto. Sul recupero il crank tende a posizionarsi con la testa verso il basso, ed il suo nuoto produce un elevato numero di vibrazioni sull’asse longitudinale del corpo dell’artificiale. A seconda dei modelli, e quindi delle dimensioni, della forma, del peso, della angolazione, forma e lunghezza della pala, della distribuzione dei pesi interni, tali vibrazioni saranno più o meno ampie, la frequenza sarà più o meno alta e potrà essere prodotto anche un rollio. I crank sono solitamente forniti di una pala posta anteriormente, detta in inglese “lip”, che a seconda di dimensioni, forma e angolazione, consente all’artificiale di nuotare a profondità che vanno dai pochi centimetri (shallow crank), ai 2-3 metri (medium crank) fino ai 6-7 metri (deep diving crank). Esistono però dei modelli privi di pala, detti lipless, che sono in grado di avere il nuoto nervoso e vibrante di un crank semplicemente grazie alla distribuzione dei pesi interni e alla posizione di aggancio del filo.
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