Coppa Italia Fisheries 2020

Coppa Italia Fisheries 2020

Di sicuro adesso sanno che anche in Sardegna si pesca a feeder; e in futuro ci terranno d’occhio! Quella che doveva essere una prima esperienza nazionale, un approccio al mondo dei “grandi”, è stata un’immersione totale nell’agonismo di vertice. Sabato 26 e domenica 27 settembre si è svolta la finale della Coppa Italia Fisheries. In queste pagine abbiamo raccontato le tre prove selettive regionali, disputate tra dicembre 2019 e gennaio 2020. A queste è seguita la semifinale, sul Cixerri a luglio. In palio, un unico posto per la finale nazionale, traguardo conquistato da Antonio Monti del Fishing Villasor. Le esigenze e le difficoltà causate dalla pandemia hanno dilatato i tempi della manifestazione che ha visto l’atto finale solo a settembre. Antonio non ha snobbato l’impegno e mos-so dalla sua grande curiosità, ha voluto vedere se era in grado di sedersi al tavolo con i “grandi”. Infatti, pur essendo un appassionato di pesca da tanto tempo, la sua militanza agonistica ha una storia breve, meno di 18 mesi. Un anno e mezzo fa Antonio s’iscrisse per la prima volta a una società di pesca, il Fishing Villasor. La molla scattò nel vedere l’entusiasmo di Massimo Scalas, presidente del club, supportato dall’instancabile Riccardo Garau. I due sono spalleggiati da una coppia di cultori del feeder: Nicola Erriu e Andrea Nonnis. In breve Antonio ha iniziato a frequentare il Cixerri e Flumini Mannu, palestre naturali per gli agonisti di Villasor. Le gare fallite e quelle fortunate gli hanno permesso di crescere, velocizzare la sua azione di pesca, adattarsi a nuove e particolari condizioni. Poi è arrivata la Coppa Italia di feeder, una gara invernale, difficile e molto tecnica. La conquista dell’unico posto per la trasferta in “continente” ha responsabilizzato Antonio, sostenuto da tutti i ragazzi della sua società, ma anche da tutto il popolo sardo della tecnica col pasturatore. Da luglio a settembre c’è stato il tempo per pensare, programmare e alla fine quello che poteva essere a buon diritto un semplice weekend alternativo, una vacanza, Antonio l’ha trasformato in un attacco al primato, un assedio durato una settimana. Antonio e Nicola Erriu si sono presentati al Lago Pascoli, campo gara romagnolo sede della finale, ben sette giorni prima dell’evento. Chi conosce Nicola Erriu sa della cura maniacale che mette nella pesca: non importa se si beve birra calda quando il frigo deve ospitare pellet espanso, mantenuto a temperatura fredda e controllata. Manco fossero Walter White e Jesse Pinkman di Breaking Bad, i due portacolori del Fishing Villasor hanno testato ogni esca e pastura, la loro umidità e permanenza in acqua, misurando le quantità col bilancino di precisione; saggiato le qualità di fili e ami; teorizzato e messo in pratica diverse azioni e strategie di pesca. Forse tutto questo sembrerà un’esagerazione per chi pesca a feeder nei nostri bacini “selvaggi”. In Sardegna le condizioni di pesca cambiano in continuazione: ciò che è giusto adesso magari non funziona tra un’ora, un giorno… Ma la pesca in laghetto è un’arte che premia metodo e costanza. E un particolare che può sembrare superfluo si rivela alla fine determinante. Sto esagerando? Allora ecco un esempio: le proprietà del triangolo rettangolo applicate al feeder.

Si vince e si perde per un’ipotenusa
I giorni di acclimatazione sono culminati venerdì 25 con la prova del campo in assetto gara. I 40 qualificati hanno occupato i picchetti assegnati, posti su due sponde opposte del bacino. Antonio si è attenuto al copione studiato e da subito ha marcato pesce. Dietro di lui sedeva Nicola, nel ruolo di spondista, figura simile al barcaiolo per la pescasub. Lo spondista non può intervenire nell’azione di pesca ma può aiutare, incitare e soprattutto osservare cosa succede nelle postazioni vicine. Antonio, gli occhi fissi sul cimino, pronto a ferrare; Nicola di vedetta a dettare il ritmo. Il regolamento prevedeva un limite minimo di lancio, fissato a non meno di dieci metri di distanza dalla sponda, anzi, per essere precisi a dieci metri dalla postazione. I giudici, se richiamati, controllavano che il pescatore avesse filato in acqua almeno dieci metri di lenza; un particolare che risulterà determinante. Le prede da cercare erano le grosse carpe, esemplari di 5 chili e più, sicuramente più redditizie dei carassi da mezzo chilo o degli amur, pesci molto combattivi e divertenti, ma poco utili ai fini della classifica. Per ottenere la selezione Antonio e Nicola hanno stabilito che bisognava usare un unico pasturatore, il pellet feeder da 40 grammi. Il venerdì si è concluso con un trionfo! Antonio con 110 chili è stato il migliore in assoluto. Morale a mille. E il sogno è continuato il sabato, giorno di gara vera, con un’altra prestazione superba: primo di settore, primo di sponda e secondo assoluto. Ma allora anche i sardi sanno pescare! In molti hanno avvicinato Antonio e Nicola a fine manche per complimentarsi e riconoscere il valore assoluto raggiunto dal nostro movimento. E arriviamo alla mattina di domenica, alla seconda manche. Il regolamento prevedeva l’inversione dei picchetti: il primo pesca dove il giorno prima ha pescato l’ultimo e così via. Antonio si ritrova nel settore più agguerrito, a detta di tutti quello con più pescatori di livello. Le ore passano con un equilibrio snervante. Nessuno sembra riuscire a primeggiare, poche le catture. Poi ecco che Marco Ferrero (La Gallinara) in poco tempo prende vantaggio, fugge via. Nicola, da attenta sentinella, nota la progressione, si avvicina e scopre… l’acqua calda. Posizionando il panchetto su un estremo del picchetto e lanciando con precisione sull’estremo opposto, la distanza minima di 10 metri era rispettata ma il pasturatore agiva ben più vicino alla sponda, dove nuotavano le carpe enormi. Perché l’ipotenusa è sempre maggiore dei cateti… Tutti a lezione di geometria dal bravo Marco Ferrero. Antonio corregge il tiro, risale la classifica ma alla fine è terzo di settore. Il titolo è sfumato, anche il quinto posto, utile per entrare nel club azzurro. Ma l’amarezza del duo di Villasor deve lasciare il campo all’orgoglio. Antonio e Nicola hanno rappresentato al meglio il movimento del feeder sardo. Adesso ci conoscono, ci stimano, ci temono.