Carpe Artificiali

Carpe Artificiali

Molti sorrideranno a sentir parlare di carpe ed esche artificiali, chi per la sorpresa dell’insolito abbinamento e chi perché magari mentre insidiava trote o persici ha agganciato il pacifico ciprinide. I primi spero si incuriosiranno leggendo questo articolo, i secondi magari cercheranno fra le righe qualche indicazione o qualche “trucchetto” per rendere un’esperienza accidentale meno occasionale e più “mirata”. Qualcuno si chiederà il perché mi possa essere passata per la testa la strana idea di accostare alla pesca a spinning un target così particolare quale la carpa, pesce onnivoro ma dalla scarsa indole aggressiva, preda classica dei pescatori al colpo e ancor di più degli amanti del carp-fishing. Beh, gli spunti sono due. In primo luogo alcune catture occasionali e un po’ fortuite che mi sono capitate negli anni cercando trote, reali e bass, ed in secondo luogo le belle foto di catture molto interessanti e soprattutto fortemente “cercate” di alcuni spinner del Veneto (i fratelli Andrea e Stefano Duse e gli altri precursori della “testina revolution”) che hanno negli anni testato e perfezionato una interessante tecnica invernale per insidiare a spinning quasi tutte le specie ittiche che si ritrovano nelle loro acque. Ho iniziato così a sperimentare un po’ nelle acque di casa nostra, spinto dalla curiosità e dalla perenne voglia di novità che mi ha sempre accompagnato nella pesca. La tecnica della testina risulta essere molto tecnica e molto catturante nonostante appaia estremamente “minimalista”, ma nelle nostre acque ha diversi limiti. In primis gli spot (uno dei punti di forza principali della tecnica), noi non abbiamo i canali di irrigazione e tutto quel sistema di piccole acque che ne scaturisce. In questi ambienti i pesci si ritrovano nei mesi freddi a dover competere in spazi ristretti per poco cibo, pertanto la competizione alimentare fa si che sia possibile trovare particolarmente attive specie solitamente poco interessate ad esche artificiali. Il secondo problema, anche questo poco trascurabile, è il fatto che da noi le specie ittiche sono molte di meno rispetto al nord Italia, con alcune specie “giunte” nell’isola da pochi anni e magari presenti solo in pochissimi specchi d’acqua. Non mi sono però perso d’animo e ho sperimentato la tecnica anche da noi, ottenendo con un po’ di pazienza qualche risultato, anche se nemmeno lontanamente paragonabile agli standard dei colleghi del nord. Rivalutando però le cose mi sono riproposto di fare qualche esperimento più ponderato partendo dal punto cruciale: in quali situazioni ho la maggiore possibilità di insidiare le carpe con tecniche meno convenzionali? Risposta: quando sono più attive, ossia durante il periodo di pre-frega primaverile. Il secondo punto è stato quello della scelta degli artificiali: cosa può interessare una carpa? Ho provato, sperimentato, fallito ed infine avuto le prime soddisfazioni. Di seguito riporto per voi amici di MP il risultato dei miei sforzi e delle mie ipotesi.

 


Galla, caduta e fondo
Innanzitutto bisogna dividere le tecniche in tre differenti tipologie: la pesca a galla, la pesca in caduta e la pesca sul fondo. Quando i branchi di carpe iniziano la loro attività in superficie ai primi caldi intensi della primavera è il momento di insidiarle a galla. I migliori risultati li ho ottenuti usando testine galleggianti e piccole esche siliconiche. Le testine sono quelle classiche usate nel bassfishing, semplicemente di misura molto ridotta tali da poter tenere a galla una piccola esca siliconica e da essere facili da ghermire dalle carpe. Se non le trovate in commercio in misure così piccole potete facilmente autocostruirle (prossimamente parleremo di autocostruzione e vedremo anche come realizzarle). Come esca vanno benissimo piccoli pezzi di worm da bass (è anche un modo per riutilizzare esche mal ridotte) o le piccole gomme da ligth rock fishing che ormai tutti i produttori di esche artificiali hanno in catalogo. La tecnica è semplice ma avvincente, individuato un branco di carpe attive a galla si lancia oltre il branco e pian piano si avvicina la nostra insidia verso i pesci che bollano sulla superficie, tentando di convincere qualche esemplare ad aspirare voracemente la nostra esca e a far partire un bel tira e molla per portarlo a riva e fotografarlo prima del rilascio. Assistendo “in diretta” alla bollata sull’artificiale e seguendo a vista tutte le fasi di pesca l’emozione è tanta e ci si diverte parecchio anche a lottare con attrezzature ligth con questi pesci che sono dei veri e propri trenini. Questa tecnica può essere praticata in diversi tipi di spot la condizione necessaria è che i pesci siano attivi a galla. Alternativamente alla gomma si possono usare piccoli minnow floating da 3 - 4 centimetri da usare sia in stop come “esche morte” sia da recuperare ogni tanto per qualche centimetro molto lentamente provando ad incuriosire le carpe. Nel pre-frega invece capita spesso di trovare le carpe in zone di acqua bassa, intente a grufolare sul fondo o a bollare pigramente su qualche boccone sulla superficie. In questo caso si può pescare in “caduta”, ossia con esche che scendono verso il fondo ma molto, molto lentamente, approfittando di tutte le occasioni concesseci dalle carpe. Per questa pesca bisogna proporre presentazioni molto leggere, con esche imitative di piccoli insetti o lombrichi e bisogna essere delicatissimi e molto precisi nel lancio. Spaventare l’intero branco è molto facile, lo è meno posare delicatamente una piccola gomma spiombata o con mezzo grammo di piombo a pochi centimetri da un esemplare che se incuriosito a dovere non esiterà troppo a ghermirla. In questa situazione possono essere utilizzati anche piccoli minnow-jerk suspending ma decisamente le gomme rendono di più. Nella pesca sul fondo ci si può sbizzarrire di più con le esche, ma bisogna fare un distinguo su quando si può pescare a vista e quando invece si pesca “alla cieca”. Pescando a vista sono ottime le solite gomme con la possibilità/necessità di aumentare la piombatura (per raggiungere più velocemente il fondo e per tenerlo con maggiore sensibilità) e la dimensione delle esche quando necessario (grossi esemplari in acque profonde ad esempio), mentre qualche risultato meno costante lo si può avere anche con piccoli crank, rotanti recuperati a radere il fondo molto lentamente e piccoli minnow-jerk affondanti. Pescando alla cieca l’esca migliore è senza dubbio la testina piombata con un grub da 3”, alternando i colori per adattarli alle acque dello spot e soprattutto conoscendo bene morfologia dello spot ed abitudini di stazionamento dei pesci in relazione alle zone ed al periodo.

Considerazioni varie
Sicuramente vi capiterà di vedere catture di carpe fatte anche con altri artificiali, quali piccoli popper, jerk, jig e quant’altro, ma perlopiù si tratta di catture occasionali e non cercate. In questo articolo ho voluto invece proporvi delle tecniche mirate, alternative allo spinning “tradizionale” per insidiare un pesce che, pur non essendo un predatore, si può (se lo si vuole) pescare con esche artificiali. Ho volutamente evitato di parlare di attrezzature, lasciando ad ognuno la libertà di sperimentare secondo le proprie idee ed il proprio gusto personale. Sono sicuro che in futuro ci sarà modo di riparlare di questa tecnica e di focalizzare l’attenzione sull’attrezzatura. Un solo consiglio: combattere una grossa carpa con attrezzi da spinning medio/leggero è molto divertente ma in spot molto intricati è meglio non andare troppo per il sottile, pena perdere pesce, esca e metri di filo.  Aspetto di vedere se sono riuscito ad incuriosire qualcuno, la pagina delle catture non è dedicata solo a specie marine quindi… canna, artificiale e in bocca alla carpa!