Carpe al Flumendosa

Il Flumendosa è un bacino molto ampio che offre la possibilità di sondare tanti spot interessanti. Qui le carpe regina e a specchio possono raggiungere dimensioni ragguardevoli e hanno una vitalità e forza davvero inaspettate.

Il bacino del Flumendosa da sempre ospita molte specie di pesci, come anguille, persici reali, agoni, trote, boccaloni e carpe. In particolare, nel comprensorio di Nurri l’abbondanza di specie insidiabili ha fatto sì che in molti praticassero la pesca ricreativa. E se negli ultimi anni la tecnica più “di moda” è stata senza dubbio il bassfishing, praticato sia da terra che con belly boat e bass boat, non bisogna dimenticare che una specie su tutte ha sempre attirato l’attenzione dei pescatori: la carpa. Due sono le varietà presenti nell’invaso: la carpa comune o regina, facilmente riconoscibile perché ha il corpo ricoperto di scaglie marroni e la carpa specchio che si distingue dalla regina perché ha scaglie molto più grandi e rade. Ambedue le varietà hanno abitudini alimentari abbastanza simili e frequentano le stesse aree “di pascolo”. È possibile pescare questi stupendi ciprinidi utilizzando molte tecniche differenti: a fondo, inglese, bolognese, feeder… ma vista la bellezza dei panorami offerti dal Flumendosa e la possibilità di imbattersi in esemplari di oltre 10 chili, il carpfishing è di sicuro il modo più affascinante per trascorrere un fine settimana a bordo lago.

 Il carpfishing è una tecnica che prevede una lunga pasturazione preventiva (anche alcuni giorni) prima di posizionare le esche in punti prestabiliti. Poi arriva l’attesa della mangiata, solitamente annunciata dai segnalatori acustici che si fissano su reggicanne (rod pod). I segnalatori hanno un incavo su cui poggia la lenza madre, se questa scorre, sotto la trazione del pesce allamato, il segnalatore si attiva richiamando l’attenzione del pescatore. 

Valerio con una grossa “regina”. In questo caso l’esca utilizzata è stata il mais, innescando 4 chicchi sull’amo, in modo da nascondere l’intero inganno.

Attrezzatura - Molto spesso chi si avvicina al carpfishing rimane intimorito dalla mole di canne e attrezzatura che sfoggiano gli appassionati più esperti. È vero che una componente importante di questa tecnica è il bivacco, con tanti comfort utili per trascorrere due o tre giorni immersi completamente nella natura. Ma si può iniziare con un approccio molto più leggero. Una dotazione standard che permette di ottenere già ottimi risultati prevede l’utilizzo di tre canne da pesca. I modelli più comuni hanno una lunghezza di circa 3,5 metri, con range di potenza tra i 60 grammi e gli 80 grammi. A queste si possono abbinare mulinelli di taglia 5000. Un altro attrezzo importante è il panchetto che non è una semplice seduta. Nel panchetto, grazie ai molti cassetti presenti, si possono riporre ami, piombi, e minuterie varie. Allo stesso si può collegare un ombrellone, utile per riparare dal sole e proteggere le esche dalla calura.  Ma l’attrezzo che su tutti caratterizza il carpfishing è il rod pod. Ci sono tanti modelli di porta canne ma in generale danno tutti la possibilità di appoggiare due o tre canne. Al rod pod si fissano i segnalatori acustici che, come detto, iniziano a suonare non appena il pesce trascina via la lenza madre. Gli avvisatori sono molto sensibili e si attivano alla minima tocca. Come ultimo attrezzo indispensabile, non bisogna dimenticare un guadino, con testa ampia, per poter contenere carpe di grosse dimensioni e un gambo lungo almeno tre metri. 

Classica configurazione, con 3 canne in acqua, la frizione aperta e gli avvisatori pronti a dare il via.

Montatura - Nel carpfishing si possono usare montature diverse. Una molto semplice da preparare e di sicura efficacia è quella con il piombo scorrevole. La zavorra scorre sulla lenza madre ed il finale è collegato a questa con una piccole girella. In questo modo, quando la carpa trascina l’esca prima di inghiottirla non sente il peso della zavorra e perde la sua naturale diffidenza. Il peso della zavorra può variare in base alla distanza di lancio, profondità e condizioni meteo presenti. Il finale è costituito da uno spezzone di filo che termina con un amo del  4. In questo modo si ha una paratura semplice da preparare e molto efficace. 

 Esche - Sul Flumendosa un’esca molto catturante è il mais. Un innesco che qui ha dato ottimi risultati è quello di 4 chicchi di mais, posti a nascondere l’intero amo (della misura del 4). Ma nel corredo di esche non devono mai mancare le boiles che sono più selettive ma mantengono più a lungo il loro potere catturante. 

Pasturazione - Un ruolo importante in questa tecnica di pesca è svolto dalla pasturazione. Questa si effettua nei giorni precedenti la battuta di pesca, scegliendo pochi punti del bacino dove crediamo sia più probabile si avvicinino i ciprinidi. Bisogna scegliere accuratamente lo spot da pasturare perché lì si posizionerà il porta canne. Se si effettua una buona pasturazione, le carpe si abitueranno a trovare cibo sempre nello stesso posto e questo le porterà a ritornarci ogni giorno. Solo l’esperienza di molte sessioni di pesca può aiutare a trovare la giusta quantità di pastura da lanciare, per invogliare i pesci senza però saziarli del tutto.

Due trucchi - Le carpe più grosse si trovano abitualmente in acque più profonde e scure, con presenza sul fondo di cover, come alberi sommersi. Un errore tipico quando si è alle prime armi è quello di ferrare al primo segnale dell’avvisatore acustico. Bisogna invece avere pazienza e lasciare le canne ferme, con la frizione aperta, finché il pesce non mangia.