British Pellet

British Pellet

Le tecniche inglesi mi hanno sempre affascinato, ho sempre cercato di documentarmi e di sperimentare ciò che leggevo e che vedevo. Per questo sono sempre alla ricerca di spot simili alle fisheries inglesi e i laghetti non troppo grandi, con poca profondità e una discreta vegetazione anche al centro del bacino stesso fanno proprio al caso mio. Una mattinata di metà ottobre ho voluto provare il confronto tra due tecniche inglesi per eccellenza, l’inglese e il feeder e nello specifico due varianti, il pellet waggler e il pellet feeder. Salta subito all’occhio, solo leggendo i nomi, che il denominatore comune delle due tecniche è il pellet. In tutte e due i casi si utilizza il pellet sia come esca che come pastura, ovviamente trattato in maniera diversa, asciutto o inumidito a seconda dei casi. Per testare queste configurazioni avrei voluto il classico tempo autunnale, con qualche goccia di pioggia e temperatura intorno ai 15 gradi, in modo da simulare il classico ambiente british. Ma quest’anno l’autunno tarda ad arrivare e ho pescato durante una mattina soleggiata e con 25 gradi tondi. Nonostante ciò la prova ha avuto esito positivo e devo dire che mi sono divertito. Infatti sono riuscito a pescare con continuità sia con una tecnica che con l’altra.

Pellet waggler
La pesca con il pellet waggler è una tecnica nata prettamente per insidiare i grossi pesci che d’estate stazionano a galla alla ricerca di cibo. Proprio per questo motivo cerco spot che non abbiano una profondità eccessiva, perché per far risalire a galla i pesci da 2 metri di fondo ci si impiega poco tempo, mentre in un fondale di quattro metri o più ci potrebbero volere delle ore, soprattutto se non siamo in estate. La canna ideale ha un range di misura tra 10 piedi e i 13, chiaramente in 2 o 3 pezzi. Dai 14 piedi di lunghezza in su non ha senso dato che non si pesca con grosse grammature e a lunghe distanze. La morbidezza della canna in fase di ferrata è importantissima, per evitare di rompere il finale. Al tempo stesso la canna deve avere anche una buona nervatura per combattere con esemplari di taglia. Un buon mulinello di taglia media, caricato con un buon filo affondante dello 0,18 o 0,20 va a completare l’attrezzatura di base alla quale poi va aggiunta la montatura “pescante”. Esistono tantissimi modelli di pellet waggler e quelli che preferisco sono semplici, lineari e già tarati, così da poter mettere come peso sulla lenza solo la girella per scaricare le torsioni che si creano in fase di recupero e ovviamente il peso dell’esca stessa. Come finale consiglio un buon 0,16; scendere oltre sarebbe pericoloso perché solitamente la taglia dei pesci è importante in quanto i più grossi e prepotenti riescono a salire in superficie a cibarsi delle nostre esche prima dei più piccoli. E poi perché pescando in ambienti ricchi di vegetazione ci si trova a volte a dover forzare il pesce. Come amo va bene un 14 rigorosamente senza ardiglione dato che pescheremo con il pellet da 8 millimetri innescato con l’anellino di silicone e ci teniamo alla salvaguardia dei nostri amici pinnuti. L’azione di pesca si svolge in maniera dinamica, senza sosta. La distanza ideale di lancio è compresa tra i 25 e i 35 metri, più lontano diventa difficile essere precisi con la fionda. Appena si lancia e l’esca tocca l’acqua, appoggiamo la canna sul rod rest e fiondiamo 4 o 5 pellet per volta, ogni 15, 20 secondi. Così facendo si portano i pesci negli strati di acqua superficiali alla ricerca del pellet e una volta che si prende confidenza con questa tecnica si riesce anche a fiondare anche con la canna in mano e il pesce allamato per cercare di tenere alimentato il punto di pesca.

Pellet feeder
La pesca con il pellet feeder è anch’essa una tecnica efficace, capace di regalarci tante catture. Il pellet feeder si differenzia dagli altri pasturatori per la forma e di conseguenza il modo nel quale la pastura fuoriesce una volta giunto sul fondo. Il pellet feeder ha forma a cilindro chiuso ad un’estremità e schiacciato sul fondo; su questo è fissata la parte piombata. Sul lato aperto invece la struttura ha un taglio di 45 gradi con la parte più lunga sul basso che rappresenta l’unico punto di fuoriuscita della pastura e dell’esca. Si, avete capito bene, anche l’esca viene riposta all’interno del feeder così da ingannare il pesce nel momento in cui prova ad assaggiare la pastura. Chiaramente parlando di pastura intendo pellet e nello specifico da 2 millimetri, che ben si presta a essere bagnato e riposto all’interno del pasturatore con la giusta collosità. Per preparare correttamente il pellet da pastura lo si deve riporre in una scatola e lo si deve ricoprire totalmente di acqua lasciandolo a bagno per 2 minuti circa. Poi si scola l’acqua in eccesso e lo si lascia “tirare” per 25, 30 minuti in maniera che raggiunga la giusta consistenza. Le canne devono avere una lunghezza compresa tra i 9 e i 13 piedi abbinate a dei mulinelli di taglia 3000 o 4000 caricati con filo dello 0,20 o 0,23. Come finale anche in questo caso non scenderei sotto lo 0,16 per gli stessi motivi del pellet waggler. Amo sempre senza ardiglione di misura 14 con innescato il pellet da 8 millimetri sempre con l’anellino in silicone. Anche in questo caso la pesca non si svolge a lunghe distanze, anche perché gli ambienti di pesca non lo consentono. Dove possibile arriviamo fino a 40, 45 metri. L’azione di pesca è sempre dinamica con, soprattutto all’inizio, lanci frequenti per scaricare velocemente i feeder in modo da creare un bel letto di pastura.

Conclusioni
Ho pescato discretamente con entrambe le tecniche e posso affermare che con il pellet waggler ho catturato, senza ombra di dubbio, gli esemplari più grossi, proprio perché si riesce a mettere in frenesia alimentare i pesci. Con il pellet feeder ho catturato delle carpe non di taglia esagerata ma in quantità doppia rispetto al pellet waggler. La risposta è racchiusa sicuramente nel modo di presentazione dell’esca. Una volta che lanciamo e il feeder arriva sul fondo, il pellet inizia a fuoriuscire, insieme all’esca, solo dal lato aperto e quello è l’unico punto dal quale il pesce si può alimentare. Così facendo si moltiplicano le possibilità che il pesce possa restare ingannato dall’esca con l’amo.