Big Game Porto Corallo

Big Game Porto Corallo

La pesca al tonno apre domani ma il Big Game Porto Corallo è già pronto. In banchina 14 equipaggi pronti a salpare. Canne, mulinelli, lenze ed ami sono perfettamente calibrati. Tutto è a posto, anche l’oscura e galleggiante asta policroma che consente di misurare la preda in acqua senza portarla a bordo. Il campo gara è a un tiro di schioppo, uno dei più ricchi e affidabili del meridione sardo. Al tempo non si può chiedere di più: alta pressione e poco vento, in miglioramento. Scelta la postazione individuata all’ecoscandaglio, si inizia la pasturazione. Sardine a go-go, tagliate in 3 o 4 pezzi. Vanno via casse intere, consumate in scie oleose dal forte richiamo per la preda regina: il tonno rosso. In pochi attimi la superficie del mare si vivacizza per i tanti palloncini, ognuno accoppiato ad una lenza. È il primo segnale che avverte l’attento pescatore dell’arrivo di un tonno, un po’ come la campanella sulla cima della canna per chi pesca dalla spiaggia. Terminate le prime incombenze… inizia l’attesa.

Un’istantanea della partenza e
Giacomo Viscanti in combattimento.


Passano due ore circa e il Vhf interrompe la monotonia del nulla: Carlo Leone e Luca Porrà, a bordo di un piccolo gommone, dichiarano pesce in canna. È un tonno… forse no! Una manta… sì è una manta. “Non vale” è la risposta della direzione gara. Ma come… Non vale! La vicenda si conclude  con la misurazione dell’animale e successivo rilascio. Poco dopo è Bandit che segnala il tonno in canna. L’emozione è generale, significa che il rendez-vous ha un senso. Stavolta è tonno e la speranza di tutti si rianima. In un attimo le unità di assistenza raggiungono l’area calda dove si consuma il rito del tira e molla. La fortunata formazione è così composta: skipper, Giuseppe Farris; mate, Aldo Bozzi; Fabio Murgia, all’Italcanna. Non si tratta di un’equipe affiatata, vantano solo una grande esperienza che poi gli farà superare qualche inevitabile inconveniente. Passa oltre un’ora di combattimento, sofferto, e infine il grosso tonno, sfinito, è adagiato in superficie. L’asta cala lungo il filo ancorato alle fauci e si dispone parallela al pesce tanto che a spanne si riesce a determinarne la lunghezza. Video e foto documentano il successo, poi… la libertà.

Il tonno rilasciato nella prima manche,
al momento della misurazione.


Di lì a poco un altro equipaggio dichiara il tonno in canna, si tratta di Compressor service. Alla canna Giorgio Pinna, Enzo Fresu al timone e Stefano Demontis gestisce il raffio. Anche in questo caso si ripete il copione classico: lunghe fughe e lenti recuperi al limite degli sforzi. Il filo rosso è in tensione, si allunga, perde diametro e infine si spezza. È la fine di un sogno che lascia l’amaro in bocca, ma… la guera è guera! Non passa molto e di nuovo il Vhf richiama l’attenzione: abbiamo perso il tonno! Il nodo dell’amo non ha retto il primo impatto. Ironia della sorte, l’equipaggio è For… tuna, di Valter Schirru, Corrado Viola, Walter Mascia. Termina così, la prima manche del Big Game Porto Corallo: un tonno rilasciato, due persi e una manta che la sera, a cena, richiede spazio per divertenti diatribe con Leone superstar.

Seconda manche
Domenica 16 giugno inizia ufficialmente la pesca a tonno. Il mare è incredibilmente calmo, senza corrente. Le sardine cadono giù, appese al finale, in perpendicolare. Sono le 10 e 50 (la stessa ora dello strike di Bandit) e da Sunshine giunge la comunicazione: “tonno in canna”. Corrado Diana è alla guida, Umberto Gugiatti è pronto al raffio, al combattimento ci pensa Giacomo Viscanti. S’innamorada, Tiara 38 di Fosco Valerio, staziona forse troppo vicina e da Sunshine parte la richiesta di allontanarsi. Pronta e perentoria la direzione gara intima: “Spostate il tonno!”. Non si sa se a bordo circolasse alcool o che… ma quelle poche parole sono diventate il leitmotiv della gara. Il combattimento, nonostante l’ingombrante presenza delle barche vicine, dura appena 27 minuti. Al finire della scena, però, il buon Fosco Valerio, che non si è spostato di un millimetro per  assistere allo spettacolo, offre all’equipaggio protagonista un freschissimo e corroborante Cartizze dei Conti Dagostino. Da notare che i tonni sembrano tutti uguali, il cui peso stimato è intorno ai 100 chili. Il caldo si fa sentire e la tregua subacquea suggerisce ai più, pubblici svaghi verbali sul canale 72 che la Capitaneria ha certamente registrato quale prova del degrado umano. Nel momento più caldo della giornata registriamo tre avvenimenti. Il primo coinvolge il Mako 241 di Simone Argiolas, Tomaso Colamatteo e Dario Loi, straniero di Alghero, quest’ultimo, temutissimo dai tonni del Mediterraneo, ma skipper per l’occasione. Alle 14 avvertono il tonno, Simone lo tiene in canna per circa 15 minuti, poi una fuga improvvisa, una manovra pronta e precisa, ma anche la rottura del filo. Segue, seconda, un’altra rottura. Questa volta è Phoenix di Roberto e Michele Mereu con Emilio Cadelano. Pochi emozionanti secondi e poi il nulla. Chiude fortunatamente nel migliore dei modi la serata. Alle 15 e 30 Team... Ballo segnala il tonno in canna. Alla cintura è Silvio “Sisler”. L’emozione iniziale però scema con la consapevolezza che il tonno combatte diversamente. Dall’altra parte non c’è un treno che va e si porta via la lenza dal mulinello.

Sembrerebbe, piuttosto, visti i precedenti, una manta. Il tutto dura circa 15 minuti. Pochi, ma durante i quali si sono avvicendate speranze, delusioni, incertezza. Finché dal blu appare una sagoma argentata... un tonno. Dalle labbra pende anche un filaccione, testimone di una lotta passata che probabilmente ha influito su qust’ultima reazione. Si riaccendono cosi gli entusiasmi e la speranza, naturalmente di vincere la gara. Tanto più che Diana ha sventrato il tonno per il caldo. Arrivati in porto ci accoglie, come ieri, un tavolo di prodotti tipici dell’azienda agrituristica Marongiu di Villaputzu. Seguono le immancabili discussioni: “al Vhf ho sentito...”, ma nessun reclamo ufficiale, e la manta non vale. Tra tutti è sicuramente Sunshine che recrimina sul suo operato. Quel coltello irrefrenabile potrebbe essere causa di uno spiacevole sorpasso. Ciò nonostante per sua fortuna il tonno pesa ben 97 chili, 14 più del suo diretto concorrente. Ingenerosa invece la valuazione del tonno rilasciato, appena 48 chili. Fatta la classifica è la volta della premiazione, nei locali del bar La Vela, in spiaggia, dove, ad aspettare gli equipaggi, c’è un banco con le coppe e le favolose canne Italcanna, Okuma, Normic e tanti altri gadget offerti dagli sponsor. Valeria Utzeri della municipalità, fa gli onori di casa, orgogliosa del territorio e riconoscente verso l’organizzazione per la valorizzazione di Porto Corallo. L’evento si chiude con gli applausi ai vincitori e il premio speciale ad Antonio Carta, sicuramente non condiviso dalla Capitaneria, per le cazzate al Vhf.