Dopo tanti anni passati a imparare e migliorare una tecnica di pesca, è normale essere stimolati da qualsiasi novità. E allora eccoci qui, a parlare della pesca a BFS (bait finesse system) in torrente in stile “native” come da usanza… giapponese!
In Italia, si sa, abbiamo una forte tradizione nella pesca in torrente ai salmonidi, con la trota che ha storicamente rappresentato l’apice della qualità nelle catture dulciacquicole. Ovviamente la pesca alla trota in torrente si può praticare in diversi modi, e soprattutto quando la cattura aveva importanza anche dal punto di vista del sostentamento è naturale che le tecniche più diffuse e perfezionate fossero quelle più redditizie in termini di catture. Col tempo poi anche l’aspetto ricreativo e sportivo hanno portato novità nel settore e si sono sviluppate nuove tecniche e anche nuove mentalità riguardo la pratica alieutica in ambiente torrentizio/fluviale. Storicamente la tradizione italiana più diffusa è quella della “canna lunga” ossia la pesca al tocco con esche naturali praticata sia con canne fisse che, in seguito, con le classiche teleregolabili. Relativamente più recente, invece la diffusione della pesca a spinning, prima solo con hard baits quali cucchiaini rotanti e minnows e più recentemente anche con softbaits ed esche sintetiche (camole, vermoni, mini grub, terrestrial etc). Alle due si affianca, ovviamente, il flyfishing dove alla pesca a mosca secca si sono aggiunti nel tempo streamer e pesca a ninfa. I due tasselli più recenti della pesca alla trota in torrente sono lo spinfly e il BFS, ossia la pesca a lancio con artificiali ma con attrezzatura da casting ligth e ultraligth.

Lo spinfly è una tecnica ibrida fra la pesca a mosca e lo spinning, praticata lanciando mosche finte ma con canne apposite da spinning ultraligth. Le imitazioni sono anch’esse ibride e sono nate delle “mosche” finte costruite appositamente con materiali, dimensioni e pesi studiati ad Hoc per la nuova tecnica che probabilmente approfondiremo in futuro. Oggi parliamo un po’ del BFS, acronimo di Bait Finesse System ossia della pesca a casting ultraleggero in torrente. E’ doveroso chiarire perché in generale il termine BFS deriva dalla tecnologia sviluppata su alcuni mulinelli da casting allo scopo di consentire di lanciare zavorre dal peso esiguo ma va fatta distinzione fra il bait finesse generico, spesso usato nella pesca al bass,( dove tali attrezzature si sostituiscono a quelle più classiche da spinning nelle tecniche finesse) ed il bait finesse in stile “native” ossia dedicato alla pesca in torrente e , come suggerisce il nome, ai salmonidi selvatici nativi di tali ambienti.
Origini - L’origine della pesca a bait finesse in torrente è da ricercare nel paese del sol levante, terra dove tradizione e innovazione vanno a braccetto in modo a volte anacronistico ma spesso meraviglioso. Gli ambienti montani del Giappone sono ricchi di torrenti e riali che ospitano diverse specie di salmonidi, prevalentemente autoctone come gli iwana (termine generico usato per definire varie specie di salmerini dei quali i più diffusi sono il Dolly Varden , Salvelinus malma ed il salmerino a macchie bianche , Salvelinus leucomaenis), la yamame trout (o Amago, noto anche come salmone giapponese, Oncorhynchus masou) e l’Itoh o Sakhalin taimen (Paraucho perryi). Agli appassionati del manga “Tsurikichi Sanpei” (si il famoso anime di Sanpei il ragazzo pescatore!) certi nomi saranno piuttosto familiari scommetto. Come da noi per affrontare questi ambienti i pescatori locali hanno sviluppato redditizie tecniche di pesca con esche naturali, ma anche la pesca a mosca ha avuto il suo successo con lo sviluppo della tecnica nota come Tenkara, una pesca praticata con canne fisse, tippet, finale e mosche finte e senza mulinello. Ciò che da noi poi si è sviluppato nello spinning, ossia la pesca a lancio con esche artificiali, da loro ha preso la via del bait casting portando a sviluppare canne, mulinelli ed esche ad hoc. Mentre la pesca con esche naturali viene praticata prevalentemente in riali e piccoli torrenti, le altre tecniche sono maggiormente diffuse in torrenti più ampi e la pratica alieutica in tali ambienti è nota come Honryu-tsuri. Una delle zone più rinomate per tali tecniche è la regione di Kantoh, vicino a Tokyo, dove si trovano i fiumi Nakagawa, Kinugawa, Kannagawa, Tonegawa, Arakawa e Katsuragawa.

Ambienti, pregi e difetti - La pesca a bait finesse consente di affrontare sia torrenti di media grandezza sia piccoli riali, ovviamente con attrezzature da casting non propriamente ligth è possibile anche affrontare i grandi fiumi di fondovalle ma li usciamo fuori dal regno della pesca finesse. L’utilizzo di canne corte e ad azione regular sul blank consente un ottimo controllo dell’esca in fase di lancio permettendo precisione anche in spazi ristretti ma anche una perfetta gestione dell’artificiale nel suo tragitto in acqua grazie all’estrema manegevolezza. Un combo da BFS native poi è leggerissimo, una canna sui 4’8” pesa intorno agli 80 grammi mentre un buon mulinello si attesta sui 130/140 grammi per un combo di poco superiore ai 200 grammi totali! Ciò consente di stancare di meno il polso e pescare in modo efficace anche dopo diverse ore di camminate fra boschi e torrenti. I lati meno piacevoli sono legati alla gestione del filo, come classicamente succede con qualsiasi attrezzatura da casting, anche se, ovviamente l’esperienza, la pratica e l’allenamento aiutano a sopperire a questo iniziale disagio. Può capitare a chiunque di sbagliare un po’ un lancio o taccare per sbaglio un rametto o altro durante il movimento della canna, beh il mulinello rotante purtroppo non perdona questi inconvenienti e il risultato si evolve in backlash e conseguente parruca di filo. Nessun timore, col tempo si impara sia a limitare al minimo anche gli inconvenienti e soprattutto a sistemare in pochi secondi quelli che sembrano a prima vista dei disastri assoluti sulla bobina. Fra i difetti metterei anche il prezzo delle attrezzature, col distinguo che ultimamente si trovano sempre più facilmente canne anche entry level, cosa che fino a pochi anni fa non esisteva, e anche per i mulinelli sono state sviluppate alternative per tutte le tasche di modo da poter provare ad avvicinarsi alla tecnica e scegliere poi se fare l’up grade dell’attrezzatura o dedicarsi ad altro. Il BFS nasce come una tecnica un po’ di nicchia, ed in Giappone l’accostamento con il loro esagerato gusto del bello, del ricercato ha portato alla creazione di prodotti artigianali di pregevole fattura ma, ovviamente con prezzi clamorosi. Non spaventatevi, lustratevi gli occhi e sappiate che potete iniziare a praticare il BFS native anche spendendo il giusto.

Attrezzatura - Le canne da BFS native sono solitamente caratterizzate da grezzi corti e reattivi con azioni regular o moderate fast. Tale combinazione è necessaria per garantire la giusta elasticità in punta per i lanci col classico colpo si polso e per poter gestire al meglio il recupero dell’esca (e del pesce) in spazi solitamente ristretti. Come lunghezza parliamo di attrezzi fra i 4’6” e i 5’8” ( rispettivamente 1,37 mt e 1,78 mt) dal peso, montate, di circa 80-90 grammi. I materiali spaziano dal carbonio al mix carbonio/fiberglass fino ad arrivare a canne interamente in fibra di vetro (azioni più regular ed elastiche) solitamente usate per produzioni artigianali di nicchia. Questi piccoli fioretti sono generalmente in due o tre pezzi nei prodotti di larga distribuzione mentre gli articoli artigianali o quelli di alta gamma made in Japan sono generalmente costituiti con un manico (quasi sempre finemente lavorato, in legno, sughero o altri materiali) porta ferrule con diverse “punte” ovvero degli spezzoni monopezzo sostituibili a seconda delle necessità. Tale montaggio ricorda quello storico delle vecchie canne ripartite in bambù dove gli elementi erano innestati, per l’appunto, tramite il montaggio di ferrule metalliche alle estremità. Se le canne sono un elemento di estrema importanza per la meccanica del lancio il mulinello rappresenta il fulcro della libertà di uscita del filo trainato della leggera zavorra nella dinamica con cui la proiettiamo verso il nostro target. Ovviamente per lanciare con successo esche anche intorno al grammo di peso è indispensabile utilizzare un modello dedicato, caratterizzato da bobine leggerissime e a bassa capienza, da una elevata scorrevolezza e leggerezza degli ingranaggi e da un sistema frenante studiato ad hoc per dare massima libertà in uscita al filo ma il necessario controllo della bobina per evitare il backlash riducendo comunque al minimo gli attriti ed utilizzando cuscinetti ad altissime prestazioni. Un mulinello da bfs da torrente ha una capienza di circa 50 mt di trecciato da 8 lbs e circa lo stesso di nylon dello 0,14 mm. Il rapporto di recupero è veloce per garantire il massimo controllo del filo solitamente nell’ordine del 7:1 o 8:1 con max drag sui 3.5 kg un peso totale sui 140/180 grammi il tutto fatto girare su 8/10 e anche più cuscinetti. Completano l’attrezzatura un comodo gilet, un guadino con attacco magnetico al retro del gilet stesso, con rete gommata anti sfregamento, e un paio di scatoline di artificiali. In Giappone solitamente la tecnica è praticata usando quasi esclusivamente piccoli minnow e ondulanti, da noi ovviamente non mancheranno nemmeno i classicissimi cucchiaini rotanti e qualche jig head sulla quale montare qualche piccolo soft shad (eh lo so i puristi storceranno il naso).
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