Acculturare chi va per mare

Acculturare chi va per mare

Un decennio di sofferenze, quest’ultimo, di crisi profonda per la nautica più modesta, non sembra un flagello abbastanza doloroso. Adesso, non è una novità, ci si mette anche il benedetto Codice della nautica da diporto. Il tema è la modifica dell’art. 39 che rende obbligatoria la patente nautica per la navigazione con fuoribordo di 40 hp 2T a iniezione diretta e cilindrata superiore a 750 cc, mentre il limite precedente era di 1000, come per i 4T. Purtroppo il 40 hp Evinrude E-Tec, fortunato esempio di evoluta tecnologia, già in produzione e in commercio prima della nuova normativa, in virtù della cilindrata di 864 cc, risulta escluso dalla guida senza patente. Il problema è complesso perché non si ravvisa la precisa volontà del legislatore (ma soprattutto non si capirebbe neanche il perché) di far differenza tra 2T e 4T e quindi svantaggiare una filosofia industriale tra l’altro “sostenibile”. Anche se fervono trattative per superare l’empasse, è quantomeno incerta la reazione della stessa Brp, multinazionale cui fa riferimento il brand Evinrude e comunque gli sviluppi, dettati da attente e rigide esigenze commerciali, non sono del tutto prevedibili e quindi potenzialmente insidiosi anche per l’utente finale, nes- suno escluso. Fatto sta che gli orgogliosi possessori di un Evinrude 40 hp E-Tec non muniti di patente, fino a oggi, non possono navigare. Risulta quindi “piratesco” e comunque di cattivo gusto, il recentissimo intervento di Confarca che, per voce dei dirigenti, in seguito all’errore “750cc”, plaude all’obbligo di patente per lo specifico caso e ancora auspica un adeguamento alle norme dei paesi comunitari più “virtuosi” il cui limite patente si ferma sotto i 10 hp. Tutti concordiamo sulla necessità di acculturare chi va per mare, meglio sarebbe se nei tempi e modi più opportuni.