Aberdeen e Serra

Ad ogni preda il suo amo… o quasi. La regola è valida anche nella pesca dei serra dalla spiaggia. C’è chi da sempre usa ami beak ma l’esperienza delle ultime stagioni mostra come gli aberdeen si fanno preferire. Vediamo perché.

Foto sopra: Riccardo Frau con un serra pescato a Quartu, nella spiaggia del Margine Rosso, utilizzando un trancio creato con filetti di mormora, appena pescata.

La pesca dei serra dalla spiaggia si affina ogni anno di più. Cresce infatti l’esperienza dei pescatori che in estate si dedicano alla cattura di questo predatore. Ma con la stessa velocità cresce anche l’astuzia che il pesce mostra ogni anno di più. Se sino a poco tempo fa il “serra fishing” era considerata una tecnica di serie B, troppo facile e dall’esito scontato, tanto da limitarne il numero di catture valide nelle competizioni, adesso la musica è cambiata. Continuando con la similitudine, i serra hanno imparato la vecchia canzone e sono molto più smaliziati. La taglia delle catture è notevolmente diminuita e il fenomeno è così evidente e esteso a tutte le coste italiane da far pensare che il predatore si stia adeguando alla riduzione del “pesce foraggio” causata da un complesso di fattori tra cui i più impattanti sono l’inquinamento dei mari, la pesca professionale intensiva e i cambiamenti climatici. A noi non rimane che rimettere mano al vecchio spartito e inventare nuove e più efficaci melodie.

Andrea Picciau e un serra pescato a Buggerru nella scorsa edizione di Sa Die de su Serra, gara dedicata a questo formidabile predatore.

Le basi di questa tecnica - Abbiamo dedicato molti articoli alla pesca dei serra dalla spiaggia. Ogni volta siamo stati costretti a rivedere la tecnica, per adattarla a situazioni sempre meno banali. Esistono alcuni elementi che fortunatamente sono rimasti invariati. Facciamo un rapido riepilogo per chi si avvicina a questa pesca. Questo infatti è il periodo dell’anno più indicato per sperimentare questa tecnica; da agosto a ottobre e cioè nei mesi con la più alta temperatura media del mare, i serra aumentano in modo evidente l’attività e popolano le nostre coste, diventando più aggressivi e famelici. Si spostano in branco e la loro attività aumenta nei picchi di marea e a notte fonda. Si utilizzano canne con un carico adeguato a lanciare una zavorra da 100, 120 grammi e un boccone generalmente voluminoso. Mulinelli da 7000 a 10000 con filo abbastanza sottile in bobina, non più di 0,25. Infatti l’esperienza insegna che più si riesce a lanciare lontano, più aumentano le probabilità di strike. È quindi necessario usare uno shock leader che permette di caricare la canna senza il rischio di “spaccare” con la conseguente perdita dell’esca. Sono 2 le parature utilizzate e la scelta è personale, ma si basa anche sulle particolari abitudini che hanno le singole popolazioni di serra al variare della spiaggia. In generale, quando gli attacchi sono sporadici e ci accorgiamo che il pesce è diffidente, meglio usare una paratura scorrevole, con la frizione quasi aperta. In questo modo il pesce non sente la resistenza dell’inganno e dopo una prima fase circospetta, ingoia l’esca.

Graziano Cau con un bel serra, pescato nel comprensorio di Pula.

Quando però i serra manifestano un’evidente frenesia, allora diventa più efficace una paratura fissa, con la zavorra che resiste all’attacco del predatore e produce la classica autoferrata. Come esca si può utilizzare il vivo o il trancio, per lo più di muggine. Anche qui si applica lo stesso principio descritto nella scelta della paratura. Il pesce svogliato preferisce attaccare esche del tutto simili alle sue prede abituali: muggini vivi, ma anche saraghi e mormore che possiamo procurarci in loco, dedicando una canna alla ricerca dell’esca viva. Ma quando l’attività aumenta e gli attacchi si ripetono in continuazione, il classico trancio di muggine, ma anche di mormora o occhiata, diventa molto efficace. Il trancio ha il vantaggio che può essere preparato comodamente a casa e conservato in freezer, senza perdere troppo il suo potere catturante.

Aberdeen e beak a confronto, la preda è sempre il serra.

Aberdeen o beak?- Vediamo adesso un aspetto che non abbiamo mai trattato nei precedenti articoli, ma che invece è assolutamente determinante: la scelta dell’amo. È infatti questo l’elemento ultimo che permette la cattura. La varietà di modelli presenti in commercio è davvero vasta. Ma se restringiamo la scelta ad un amo specifico per il serra ecco che subito ci viene in mente quello di tipo beak. Quest'amo nella forma somiglia molto al becco di un’aquila. La punta ricurva è rivolta verso l’interno. Il corpo del gambo è in generale grosso e tutto nel beak dà l’idea di solidità e resistenza. Non a caso si utilizza proprio in questa pesca dove la preparazione del finale è mirata a contrastare la formidabile resistenza del serra. Il corpo con sezione maggiore, rispetto ad ami di altre forme, suggerisce che riesca a resistere alla pressione esercitata dai taglientissimi denti del Pomatomus, in grado di troncare di netto un cavetto da 40 libbre! Ma allora sembrerebbe che la scelta sia ormai fatta, perché perder tempo per testare altri ami? Anche questa volta entra in gioco l’evoluzione che la pesca al serra sta avendo negli ultimi anni. Troppe volte l’attacco non si concretizzava, troppe volte il pesce dilaniava l’esca, lasciando l’amo scoperto e pulito. Le prove sul campo hanno visto l’ascesa di u

n altro tipo di amo, molto diverso dal beak: l’aberdeen. Non è chiaro se il nome derivi dalla città scozzese e perché. L’amo aberdeen è utilizzato da sempre per la pesca con il vivo. Il gambo è molto lungo e sottile. La punta corre parallela rispetto al gambo, con una curvatura accentuata e regolare. Appare subito più sottile e leggero, ma la punta che non curva all’interno potrebbe far pensare che sia più facile perdere la preda. La sua forma è perfetta per la preparazione del trancio, facendo da anima e aiutando a dare la caratteristica forma allungata che assume il boccone. La punta esposta e il corpo sottile penetrano più facilmente nella bocca della preda e basta una piccola trazione per ottenere lo strike. Il rischio di slamata, dovuto alla posizione della punta più aperta rispetto al beak, si evita mantenendo la lenza sempre in trazione, anche quando la preda salta fuori dall’acqua. Se parliamo quindi di pesca al serra, l’aberdeen è da preferire a tutti gli altri ami.