Evoluzione Extralight

Il Vertical nel 2024

Oggi voglio parlarvi della storia del vertical e dei cambiamenti che ha avuto negli anni. Stiamo parlando di una tecnica relativamente giovane (20 anni circa), inventata dai nostri amici giapponesi e arrivata qui come un vero tsunami. Da allora molto è cambiato, l’evoluzione delle tecniche verticali ha certamente privilegiato la leggerezza, sia dell’apparato pescante che degli artificiali stessi, e vi posso assicurare che prima jerkare tutto il giorno era veramente faticoso.

Molti di noi spesso si chiedono se il vertical jigging di una volta funziona ancora, e vi posso assicurare che in alcuni casi può ancora dire la sua, anche se non si può parlare più di vertical jigging ma di tecniche verticali in quanto dall'evoluzione abbiamo tra le altre inchiku, kabura, slow pitch ecc., e quella che io amo di più e che simpaticamente ho battezzato “Vertical JLC”, e che in realtà oggi non ha ancora un vero nome.

Quest'ultima tecnica sta avendo molto successo grazie alla sua semplicità: infatti grazie a questa l’80% degli attacchi del predatore avvengono in caduta o sul rimbalzo, il restante con un semplice recupero lineare, il tutto fatto con attrezzature molto più leggere rispetto al passato.

Tutti ci chiediamo ma cosa fa scattare l’attacco di un predatore? Forse la più reale somiglianza a una preda? Alle vibrazioni che emana un artificiale? I colori più realistici? Il movimento dell'artificiale? E soprattutto qual è la tecnica migliore?Quando magari pensiamo di aver capito tutto ecco che il predatore insegue l’esca, ma a un certo punto (se abbiamo una buona elettronica in barca) lo vediamo desistere dall’attacco o addirittura ignorare completamente il nostro artificiale.Queste domande affliggono oggi la maggior parte dei pescatori: sto sbagliando qualcosa? Ho fatto tutto quello che potevo fare? Quali eventi o situazioni sono cambiate? Cosa devo fare?

Purtroppo non ho una vera risposta a tutte queste domande ma posso dirvi cosa faccio io! Un errore frequente è quello di utilizzare la stessa tecnica e lo stesso artificiale solo perché la volta precedente ha funzionato. È necessario invece analizzare bene la situazione e quindi una volta trovato il target dobbiamo decidere la tecnica che ci permetterà di insidiarlo. Questo dipenderà da tante variabili tra cui: il vento, le maree, le correnti, il termoclino, il periodo solunare.

La corrente è importantissima, e in base a questa si valuta il peso e/o la tipologia di artificiale: a seconda della corrente un artificiale si comporta meglio rispetto ad un altro. Ricordiamoci che l’artificiale è preferibile sia il più leggero possibile, ma dobbiamo fare in modo che resti sempre in verticale! A questo si sommano le variabili che ci permetteranno di scegliere il colore dell’artificiale: profondità, limpidezza, eventuale luce solare. Dobbiamo trovare il colore più visibile in quella situazione! Ricordiamoci che i pesci non percepiscono i colori come noi, e inoltre con la profondità i colori si alterano: ad esempio il rosso alla profondità diventa gradualmente trasparente.

Voglio infine evidenziare che per alcune tipologie di artificiali non è importante arrivare a tutta velocità sul fondo, ma piuttosto più leggermente possibile (soprattutto con uno slow), la tipologia dell’artificiale rappresenta una preda, ed il pesce (non sempre in frenesia alimentare) va stimolato facendogli scattare l'istinto predatorio o un di difesa territoriale. Quindi non fissiamoci su una tecnica o un artificiale in particolare e non facciamo sempre le stesse cose, ma cambiamo ripetutamente tecnica fino a trovare l’artificiale giusto: che sia jig, gomma o slow piuttosto che il Nautilus JLC col vivo o un morto manovrato, colore giusto, peso giusto e ricordiamoci “impara l’arte e mettila da parte”: il massimo che otterremo è aver capito come comportarci in quel singolo attimo, perché ogni attimo è diverso da un altro…. e chi no messat no spigat! (Chi non miete non raccoglie).